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L’Istituto Pascale nell’Alleanza dei centri oncologici del Sud Italia

L’Istituto Pascale nell’Alleanza dei centri oncologici del Sud Italia

08/12/2018 - Assume la fisionomia di una Società consortile a responsabilità limitata (Scarl) la neonata Alleanza Mediterranea Oncologica in rete contro il cancro (AMORe). Un sodalizio clinico, assistenziale e di ricerca che mette insieme i tre principali Istituti di ricerca e di ricovero e cura oncologici del Mezzogiorno: il Pascale di Napoli, il Giovanni Paolo II di Bari e il Crob di Rionero in Vulture (Potenza) a cui si è unita l’Azienda ospedaliera di Cosenza. 

«Lo scopo di questa Associazione interregionale - avverte Attilio Bianchi, manager del Pascale - è configurare un nuovo modo di approcciare la patologia oncologica e la cura dei pazienti affetti da un cancro, puntando sull’integrazione tra saperi, sulla logica delle reti e dei percorsi diagnostico terapeutici e assistenziali condivisi così da garantire la continua evoluzione della ricerca e della sostenibilità economica del sistema. Una rete focalizzata sulle reali necessità del paziente e in un’ottica di alleanza tra le migliori esperienze dei  centri di cura del cancro al Sud. L’obiettivo è azzerare il gap tra Regioni nella cura di questa patologia e invertire la tendenza della migrazione sanitaria». 

L’Alleanza Mediterranea oncologica ha mosso i primi passi un anno fa e dopo diversi incontri si è riunita oggi a Napoli per tracciare il punto della situazione nel corso di una tavola rotonda organizzata da Motore sanità con in contributo etico di Takeda,  Amgen, Lilly e Roche. Ai lavori sono intervenuti i tre direttori generali dei nosocomi membri dell’alleanza: oltre Attilio Bianchi, manager dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli, anche Giovanni Battista Bochicchio del Irccs Crob Rionero in Vulture e Antonio Delvino dell’Irccs Giovanni Paolo II di Bari. Sono intervenuti all’incontro anche Enrico Coscioni, consigliere per la sanità del Governatore Vincenzo De Luca, Antonella Guida dirigente di Staff della direzione generale tutela della salute, Maria Triassi, direttore del dipartimento di Igiene dell’Università Federico II di Napoli. E poi Giovanni Gorgoni, direttore generale dell’Agenzia regionale della Puglia, Fancesco Amato, direttore del Dipartimento oncoematologico dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, Paolo Ascierto, a capo dell’Unità Oncologica medica e Terapie Innovative del Pascale, Gerardo Botti, direttore scientifico dell’Istituto Tumori partenopeo, Rocco Galasso, suo omologo del Crob di Rionero in Vulture, Attilio Guarini, dell’Unità di Oncoematologia all’IRCE di Bari e Girolamo Ranieri, Direttore scientifico presso lo stesso Istituto. 

«Il punto da cui partire - ha sottolineato Maria Triassi, ordinario di Igiene e direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Università Federico II - è la disparità dei dati epidemiologici sul cancro tra Nord e Sud. Nelle regioni meridionali, nonostante gli stili di vita errati, la scarsa prevenzione, gli screening in ritardo e fenomeni come quelli di Terra dei fuochi, le popolazioni godono di una minore incidenza del cancro rispetto al Nord del 15-20%. Scontano però un eccesso di mortalità. Ciò è dovuto alla difficoltà di accesso alle cure, ai ritardi della diagnosi e a una rete sanitaria non omogenea».
 
La sinergia tra Regioni del Mezzogiorno, dunque, per venire a capo di questo svantaggio e intercettare la migrazione dei pazienti verso il Nord. «Non tanto per ragioni economiche ma di equità sociale - ha sottolineato Bochicchio - e per migliorare il servizio offerto ai pazienti». 
 
Proprio la sfida dell’autonomia differenziata, cui si avvia il sistema delle Regioni, è - secondo Coscioni - «un'opportunità per la Campania e tutto il Sud per riequilibrare il sistema sanitario italiano. Siamo pronti alla sfida dei costi standard e da quelli dobbiamo partire per dimostrare che è possibile non essere ultimi. Stiamo invertendo la narrazione sulla Sanità Campana - ha concluso Coscioni - offrendo qualcosa di totalmente nuovo. Grazie al piano oncologico su tutto il territorio regionale, per alcune patologie e grazie anche a questa iniziativa, in gran parte del Mezzogiorno c’è uniformità nel trattamento dei pazienti”. Uno degli obiettivi cardine della rete oncologica è la creazione di percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (Pdta) certificati e condivisi. “Ad oggi - prosegue Bianchi - ne abbiamo 19 che coprono il 90% dell’oncologia”. “Quello che differenziava la sanità di eccellenza del Nord e quella del Mezzogiorno - ha poi detto Antonella Guida - era sostanzialmente il fatto che il cittadino non sentiva suo il servizio regionale. Dopo la diagnosi il paziente era un po’ abbandonato a se stesso. Invece oggi c’è una rete e per il paziente quindi si attiva un percorso che lo accompagna dall’inizio alla fine». «Le reti saranno fondamentali - conclude Coscioni - quando si attiverà l’autonomia differenziata, che comporterà ulteriori rischi per il Mezzogiorno». 
 
Nell’ultimo anno tutte le professionalità che compongono la rete si sono incontrati molte volte, tracciando percorsi di assistenza e ricerca comuni e condivisi. «Siamo a buon punto con le certificazioni dei percorsi - aggiunge Bianchi - proseguiamo con la costituzione di un Comitato etico unico dedicato. Abbiamo gettato le basi - aggiunge Bianchi - e siamo aperti a tutti per offrire ai pazienti di tutto il Mezzogiorno le migliori cure possibili». «Quella oncologica è la rete delle reti - aggiunge Gorgioni - perché ogni tumore ha la sua fisionomia e il suo percorso. Questa è la sanità che si muove, innovativa e che con ora anche una rete interregionale che alza l’asticella della qualità». 

Nove i punti su cui si basa l’intesa tra cui la creazione di una Rete interregionale di Istituti oncologici che - attraverso una collaborazione sistematica, il confronto e lo scambio di competenze ed esperienze di cura dei pazienti - assicuri il costante miglioramento della qualità, dell’appropriatezza e dell’efficacia delle cure e dei servizi erogati. E poi l’avvio di un percorso per la costituzione di una Fondazione permanente, la definizione di una piattaforma tecnologica comune per raccogliere in maniera omogenea dati clinici e gestionali a sostegno della ricerca, la definizione di indicatori da utilizzare per la valutazione dell’efficienza. E ancora progetti di formazione e ricerca prec-linica e clinica in vari settori correlati all’oncologia, la promozione di modelli organizzativi innovativi incentrati sull’etica clinica, la clinical governance, la condivisione delle politiche per la salute, l’appropriatezza e l’economicità delle risorse oltre che la condivisione dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (19 quelli approvati ultimamente dal Pascale nell’ambito del Piano oncologico). L’obiettivo è anche sviluppare attività comuni nell’ambito della ricerca sanitaria e biomedica e dei progetti estero-finanziati, a valere in particolare su Fondi comunitari, per intraprendere un percorso sinergico per l’accreditamento a Comprehensive Cancer Center di ciascuno dei centri coinvolti. 

(Fonte Il Mattino)