15/01/2015 - Comunicato n. 35 - Ricerca sul lavoro, il nord punta ancora al posto fisso. Campani, siciliani e pugliesi più inclini a impieghi occasionali


Un sondaggio lanciato via web sul tema del lavoro, a cui hanno preso parte 500 giovani, sottolinea che al Nord si punta ancora al posto fisso, mentre al Sud si scelgono impieghi occasionali e flessibili, specialmente nella fascia di età 17-30 anni.

Per i ragazzi del Sud il posto fisso è una chimera, considerati anche i dati Istat sulla disoccupazione che nelle regioni meridionali è oltre il 47%, al punto che 7 giovani su 10 si dicono pronti a lavorare anche con poche garanzie sindacali e massima flessibilità.

Al Nord, invece, il 57% del campione si dichiara fiducioso di poter avere un posto fisso.

Il sondaggio, realizzato dal programma “KlausCondicio”, fa il punto anche sulla ricerca del posto di lavoro a tempo indeterminato.

Il Sud sembra averci ormai rinunciato, dato che Campania (7,2%), Sicilia (7,4%), Puglia (7,9%), Molise (8,1%) e Calabria (8,5%) guidano la top five delle Regioni italiane dove i giovani non cercano più un lavoro fisso. Seguono Toscana (12%), Umbria (12,8%), Marche (13,2%), Emilia (13,8). Più inclini ad un rapporto di lavoro stabile, invece, i residenti in Liguria (48,6%), Veneto (51,8%) e Lombardia (57,1%). 

“Sono dati che non mi sorprendono affatto – commenta l’assessore al Lavoro della Regione Campania Severino Nappi – e che ho anticipato nel libro “Jobs (f)Act”. La cronica carenza di posti di lavoro al Sud ha costretto, nel tempo, i nostri giovani a diventare flessibili e creativi nell’approccio lavorativo. Buona parte dei ragazzi in cerca di occupazione ha un alto livello di scolarizzazione, ha frequentato master e corsi di specializzazione, ha compreso che è importante essere molto qualificati per essere competitivi. Tanti, ormai, scelgono la libera professione, tante le start up innovative nel mondo dell’impresa, tanti coloro che non si fanno demotivare dalla crisi ma la sfidano, con intelligenza e senza lamentarsi. Insomma, giovani concreti, che cercano di costruirsi da soli il proprio futuro.”

Sempre dal sondaggio emerge che la crisi ha abbassato anche pretese e aspettative lavorative. Il 53% dei ragazzi laureati, infatti, ha dichiarato di essere disposto a svolgere lavori umili e poco qualificati.

Pur di lavorare i giovani italiani non si pongono limiti territoriali. Il 67% dei campani è disposto a lasciare la propria città nella speranza di trovare un impiego. Non sono da meno i ragazzi calabresi (61%), siciliani (58%) e pugliesi (55%). Meno disposti al trasferimento sardi (33%) e molisani (31%). I ragazzi del nord invece, si dimostrano meno inclini a partire da casa. In Veneto solo 2 giovani su 10 sono disposti a fare le valigie per lavorare; più convinti, ma sempre con percentuali molto basse rispetto al sud, i lombardi (24%), seguiti dai ragazzi piemontesi (28%) e friulani (29%).

La ricerca, infine, rivela che i giovani del Centro Italia non hanno particolari preferenze circa il partire o meno. I ragazzi di Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche si mostrano equamente divisi nella scelta.

La situazione italiana fotografata dal sondaggio trova conferme anche nel resto d’Europa. In Germania, come riportato dal principale settimanale tedesco Der Spiegel, quasi un terzo dei giovani laureati deve accontentarsi per il primo impiego di occupazioni umili e poco qualificati. In Spagna il discorso non cambia con neo laureati che ripongono la laurea nel cassetto per indossare i panni di giardinieri, traslocatori e camerieri d’albergo.