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Come alla corte di Federico II

L'iniziativa è nata chiacchierando del più e del meno con alcuni colleghi ragionando sul fatto che in città non si parla molto di scienza. 
Non vi sono luoghi a ciò deputati.
Manca un appuntamento stabile riservato a chi voglia sentir parlare (o meglio raccontare) di eventi scientifici.

Poche le occasioni per un cittadino di comprendere, ad esempio, perché egli riesce a parlare e ad ascoltare con il suo cellulare.
In base a quali fenomeni. In altri termini abbiamo pensato alle persone curiose cioè “desiderose di conoscere, di sapere, di vedere, di sentire per istruzione ed amore della verità” (Dizionario Enciclopedico Italiano).

E ci siamo domandati: manca l'offerta o la domanda?
Si può uscire dai laboratori e proporre temi scientifici a un largo pubblico? 
O la scienza che nasce nei laboratori ne può uscire solo in occasione dei convegni di esperti? […] Ci siamo anche chiesti se di ciò si può occupare un Ateneo prestigioso che ha sulle spalle ‘800 anni di storia e di scoperte.

Non abbiamo avuto alcun dubbio.
Anche perché in realtà la nostra intenzione non è quella di fare propriamente divulgazione scientifica, come già si fa in televisione e su qualche rivista.

L'idea è proporre temi accattivanti per un pubblico ampio.
Svilupparli con metodo scientifico, ricorrere a studiosi di fama che abbiano la capacità di descrivere l'argomento usando il linguaggio corrente: diciamolo chiaramente, facendo capire senza annoiare. 

Ciò che vogliamo è sviluppare un tema “argomentando e investigando” (cito Galileo) in modo che chi ascolta vi si possa addentrare con l’aiuto di uno scienziato. Argomentare e investigare è il senso profondo del lavoro dello scienziato. Il resto è tecnica, è padronanza degli strumenti, è mestiere. Questo sì, può restare nel chiuso dei laboratori. E speriamo che la nostra iniziativa diventi un appuntamento cittadino. 

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