La crisi economica internazionale ha messo in difficoltà numerosi paesi dell'Unione europea e tra questi anche l'Italia.
Questa circostanza si è riversata sulle Regioni con diversa gradualità per fattori storici che hanno messo in maggiore evidenza quelle economicamente più deboli, quali la Regione Campania.
Per questi motivi negli ultimi tempi la problematica sulla spesa pubblica, all'attenzione continua della stampa, investe maggiormente tali Regioni, alle quali sono rivolte attenzioni, analisi e comparazioni, sottolineando sprechi di denaro pubblico nonostante le difficoltà in cui versano gli italiani.
Senza sottacere l'esigenza di dover migliorare l'attività amministrativa, per molti versi carente, sfuggono comunque alcuni aspetti a chi avanza queste critiche nei confronti dell'amministratore pubblico o del politico che per sua ventura deve trovare soluzioni, per quanto difficili, nel tentativo di alleviare il disagio sociale.
In particolare, sarebbe opportuno considerare la situazione economica e gestionale ereditata e l'attività svolta per migliorarla, nonché i tempi necessari per completare il percorso intrapreso.
Non di rado, anziché soffermare le proprie riflessioni su dati concreti, si chiede alle Amministrazioni attuali il conto di errori che risalgono notoriamente al passato.
In qualità di assessore al Bilancio della Regione Campania, ritengo di dover offrire qualche elemento che possa evitare affermazioni generalizzate e contribuire ad un tentativo di chiarezza.
Vorrei fermare l'attenzione su numerose questioni osservate in questi quasi due anni di carica di assessore, ma ritengo utile limitarmi a considerare solo alcuni temi più significativi, quali l'indebitamento pluriennale, i trasferimenti statali, i debiti correnti per eccesso di impegni rispetto alla possibilità di onorarli con i relativi pagamenti, la sanità e la problematica dei residui attivi e passivi che consistono rispettivamente in crediti e debiti della Regione.
Relativamente all'indebitamento, la Corte dei Conti della Campania annota nella sua relazione al rendiconto regionale 2009 che l'esposizione debitoria ammonta ad 8.601 milioni, rispetto ai 728 milioni registrati al 31 dicembre 1999.
A questi devono aggiungersi contributi su mutui ai Comuni alla stessa data del 31 dicembre 2009 per circa 2.200 milioni di euro con un indebitamento complessivo di 10.800 milioni.
L’incremento dell’indebitamento di circa 10.000 milioni in dieci anni è dovuto per 2.200 a favore dei comuni e per circa 2.100 per la cartolarizzazione di debito sanitario nel 2007, mentre l’importo restante pari a circa 5.700 milioni è servito per coprire spese regionali con una media di 570 milioni di incremento del debito annuo, media che, nel periodo dal 2004 al 2009, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti nell’anzidetta relazione, sale a 670 milioni per ogni anno.
Oltre a non aver contratto mutui nell’anno 2010 e seguenti, con la conseguente mancata entrata media di 670 milioni annui, di cui l’amministrazione nel quinquennio precedente al 2010 ha, invece, fruito annualmente, è sopravvenuta anche la politica dei tagli statali avviata con il decreto legge n. 78 emanato nel mese di maggio 2010, in esito alla quale la Regione ha dovuto annotare mancati trasferimenti pari a 381 milioni nel 2011 e 420 milioni nel 2012 e negli anni successivi.
Da quanto sopra emerge che dal 2000 al 2009 si è fatto fronte a coperture di spesa facendo ricorso alla sistematica accensione di mutui per ogni anno, mentre negli anni 2010, 2011 e 2012 non solo non è stato contratto indebitamento (impedito oggi dalla legge), che con la progressione anzidetta avrebbe portato nelle casse della Regione circa 2.000 milioni, ma sono venuti a mancare anche 801 milioni di trasferimenti statali.
Non bisogna sottacere che nei prossimi venti o trenta anni, a seconda del periodo di durata dei mutui, bisogna pagare le rate relative a questo enorme debito accumulato, per cui a fronte del fatto di non avere avuto dal 2010 ad oggi alcuna entrata contraendo mutui, si è reso necessario erogare nello stesso periodo rate conseguenti a quell'indebitamento, diretto e indiretto, contratto fino al 31 dicembre 2009 per 808 milioni per ogni annualità e fino alla loro estinzione per decorso del trentennio dalla loro stipulazione.
Per quanto concerne il debito corrente, si deve rilevare che gli impegni assunti, al netto di quelli per la sanità, sono stati sensibilmente superiori ai pagamenti effettuati, nonostante la liquidità contratta con i mutui, con una differenza per il 2007 di 802 milioni e per il 2008 di 968 milioni.
Solo nel 2010 da una media di impegni, sempre escludendo il settore sanitario, di circa 4.300 milioni annui si è riusciti a contenerli in circa 3.400 milioni e nel 2011 in 2.657 milioni.
Ancora più importante è il risultato ottenuto nel 2011, nel corso del quale sono stati effettuati pagamenti per 2.531 milioni, a fronte di 2.657 milioni di impegni assunti.
Uno dei punti più significativi dell’attività della Regione si riscontra nella contrazione della spesa corrente, cosiddetta libera, cioè non vincolata a specifiche finalità, quale quella sulla sanità, che da euro 1.518 milioni nel 2009 è passata a 1.469 nel 2010, a 1.122 nel 2011 e, nella previsione 2012 si manterrà entro lo stesso importo dell’anno precedente, con un risparmio o taglio di spesa corrente negli ultimi due anni di oltre 600 milioni, migliore performance in Italia.
Soprattutto questi tagli alla spesa corrente permettono di evitare ulteriori debiti per fare fronte a quello sconsiderato aumento di debiti correnti avvenuto in precedenza, causato anche dall'utilizzo in entrata dell'avanzo di amministrazione dal 2006 al 2010 compreso (bilancio previsionale 2010 approvato nel 2009) per un importo di circa 950 milioni.
Nel 2011 e 2012 non è stato fatto ricorso a tale avanzo per la copertura di spesa, nella consapevolezza che si sarebbero creati ulteriori debiti ai quali sarebbe stato difficile corrispondere i relativi pagamenti se non dilazionando ulteriormente nel tempo tale adempimento.
In definitiva, la Regione, attualmente, sta contraendo gli impegni di spesa riducendoli all’importo che può effettivamente pagare e sta affrontando le difficoltà, che per essere superate richiederanno comunque i tempi necessari, per i pagamenti riguardanti la spesa storica. Una virtuosità necessaria a garantire le future generazioni, il welfare e il mondo produttivo.
Con specifico riferimento al settore sanitario, si deve sottolineare che il pareggio del bilancio non è più una chimera se si tiene conto che lo squilibrio nel 2009 pari a 774 milioni si è ridotto nel 2010 a 496 e nel 2011 a 251 milioni, con la previsione di azzerarlo entro il 2012.
Lo sforzo della Regione si è concentrato anche per migliorare la gestione dei residui attivi o crediti vantati e dei residui passivi o debiti, ma soprattutto ha dato impulso alla riscossione di tali crediti innalzando conseguentemente il livello dei pagamenti o se si preferisce diminuendo i residui passivi o debiti correnti verso creditori, malgrado i momenti di crisi di liquidità.
Oggi la Regione, che si caratterizza per la buona amministrazione, non può ritenere di aver risolto i propri problemi perché il ponderoso lavoro fatto finora deve continuare per molti anni ancora.
Ci auguriamo che il cammino intrapreso per il completo risanamento del bilancio sia proseguito. Diventerebbe molto più difficile risalire completamente la china se questa o altre amministrazioni successive cedessero alla tentazione di fruire degli iniziali frutti del risanamento.