Il nuovo (e post-pasoliniano) canone dell' immaginario cinematografico lo hanno fissato Matteo Garrone ed Eduardo De Angelis nel litorale domizio. Estetica del degrado che Inchiostro , la testata del Suor Orsola Benincasa, esamina nel numero annuale come ha ben raccontato ieri Marco Demarco su queste pagine. «Il rischio - scrive - è che in modo indiretto si finisca per cristallizzare una realtà di rovine, di coltivare già la nostalgia, mentre ciò che serve non una scenografia ma un nuovo paesaggio. Dopo le storie, ora il litorale ha bisogno dei progetti». E ce ne sono sulla carta, a partire dal master plan del litorale domizio-flegreo.
A che punto sia lo chiediamo all' assessore regionale all' urbanistica Bruno Discepolo: «La nostra strategia procede su due binari paralleli. Sul primo corre il nuovo Piano paesaggistico della Campania per il quale siamo vicini all' approvazione del preliminare: qui si affronta il territorio in materia unitaria. Sull' altro stiamo sperimentando programmi di master plan abbreviati per zone che poi saranno oggetto del Piano generale. Questi mirano alla ridefinizione identitaria di territori per i quali si disegnano programmi di sviluppo. Si tratta di stralci che consentono di tutelare le aree su temi specifici attraverso un percorso di operatività più immediata». I tempi? «Un mese per il preliminare del Piano che necessiterà poi di un anno per essere completato, sei mesi per il master plan».
Quindi, sempre sulla carta e con dilatato ottimismo, il litorale domizio si risanerebbe prima di Bagnoli. I registi dovranno trovarsi un' altra location per raccontare l' abbandono? «Paradossalmente sì, anche perché non abbiamo i problemi di inquinamento creati dall' Italsider. In continuità con la riflessione di Demarco e di Inchiostro , dico che quel territorio narrato con l' estetica dell' abbandono è anche quello in cui convivono straordinari beni naturali e culturali, asset di valorizzazione nel degrado estremo. La maggiore aggressione è stata quella dell' edilizia abusiva. Il master plan parte da questa considerazione individuando linee guida come l' identità, la valorizzazione della costa e delle aree archeologiche e culturali e una strategia di recupero delle infrastrutture verdi».
Un esempio, per favore: «Uno degli elementi forti è la riscoperta del Volturno, dalla foce fino a Capua, con la riattivazione di pesca, portualità, navigabilità e rinaturalizzazione delle sponde. Il discorso si allarga al Garigliano e ai laghi da Pozzuoli a Monte di Procida». Qual è la visione che anima il master plan? Turistica, residenziale, industriale?
«La mono-funzione è un errore, le visioni convivono. Si pensa alla ricettività non solo balneare e stagionale, alle notevoli persistenze agricole nelle quali varare circuiti enogastronomici legati al vino, non dico sul modello della California ma quasi: mobilità lenta e ferrovia. C' è una messa a sistema degli interventi pubblici e la manifestazione di interesse di circa 150 privati. Anche io vorrei ricordare Kipar che indica in questo territorio una delle due aree italiane in cui si sperimenta l' infrastruttura verde».
Sul cinema. Ma a lei piace il bisturi della cinepresa su Castel Volturno? «Gli artisti hanno sensibilità e scopi diversi dai nostri.
La politica deve prendere atto che i valori paesaggistici di oggi non sono più il pino di Posillipo; la geografia emozionale è cambiata e noi non dobbiamo attribuirle per forza un valore positivo e negativo. Come amministratori lavoriamo per riscattare quei territori lividi affinché ritrovino i loro colori».