Hanno trovato la flotta sommersa di Kublai Kan, ma ora sono pronti a cercare la ''Pompei indiana''. Sono gli archeologi e i comunicatori dell'Iriae, l'International Research Institute for Archaeology and Ethnology, che hanno partecipato alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. L'istituto, presieduto dall'archeologo subacqueo Daniele Petrella, ha infatti messo a segno una importantissima scoperta archeologica in Giappone, riportando alla luce, in collaborazione con i colleghi nipponici e la Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia, la flotta perduta del conquistatore mongolo Kublai Khan, affondata da un tifone nel 1281 quando si stava per avvicinare alle coste giapponesi per sferrare il suo attacco. Gli archeologi dell'Iriae hanno infatti trovato il fasciame delle navi sino-mongole oltre a una serie di reperti, come i mortai che venivano usati a bordo per preparare il cibo per l'equipaggio.
Un battesimo di grande valore per il nuovo istituto che, spiega Marco Merola, giornalista scientifico e capo del dipartimento comunicazione dell'Iriae, ''non dipende da sovvenzioni pubbliche, ma conta solo sui fondi mirati per le singole spedizioni archeologiche''. Un istituto, quindi, perfettamente in linea sia con la spending review sia con la direzione indicata dal ministro Bray di una partecipazione del settore privato nella cultura. ''E infatti siamo aperti - spiega Merola - a un moderno mecenatismo, che già si vede in altri Paesi come gli Usa dove l'investimento dei privati nella cultura è all'ordine del giorno. Per farlo l'Iriae punta a uscire il più possibile allo scoperto, puntando fortemente sulla comunicazione delle proprie attività anche attraverso il proprio sito www.iriae.com e nuovi media come i social network''.
E i primi risultati si vedono, visto che dopo la presentazione alla Borsa di Paestum, in un incontro dal titolo 'Rivoluzione Iriae: quando la ricerca archeologica diventa business sostenibile', all'Istituto sono giunte richieste da studiosi ed enti culturali di Messico e Francia per replicare l'esperienza creando una sorta di franchising della ricerca archeologica e della divulgazione in quei Paesi. E intanto l'Iriae si prepara a lanciare due nuovi progetti di ricerca: ''Nel 2014 - spiega Petrella, archeologo formatosi all'Università Orientale di Napoli - prevediamo due missioni, una in India e una in Turchia. In India scaveremo la città di Pataliputra, antica capitale fondata oltre 2500 anni fa. La missione mira a portare alla luce una sorta di Pompei del sud-est asiatico per la grandezza della città sepolta. Sarà una spedizione completamente nuova, che partirà da zero.
In Turchia, invece, affiancheremo una missione portata avanti già da alcuni anni dall'Università La Sapienza di Roma, nella città di Elaiussa Sebaste. Finora lo scavo si è limitato alla parte di terra, noi collaboreremo alla ricerca in mare attraverso una nuova tecnologia sviluppata dal laboratorio Wsense della Sapienza e fatta di sensori sottomarini che vengono messi in rete tra loro come fossero dei modem''.