Con un investimento di 6,3 miliardi, pari a 900 milioni l'anno per sette anni, parte il Piano nazionale della Ricerca. E' un volano per la ricerca italiana e un passaporto per quella europea, grazie al quale diventa finalmente possibile in Italia ''una pianificazione di lungo periodo alla quale diamo molta importanza'', come ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Presentato al Consiglio dei ministri, il Piano ''aumenterà la capacità dei ricercatori italiani di competere a livello europeo'', ha detto il ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Maria Chiara Carrozza. Ai 6,3 miliardi si aggiungeranno le risorse destinate al Piano dagli altri ministeri ed enti. 'Sono state 2.145 le manifestazioni di interesse finora raccolte'', ha osservato Carrozza, nell'ambito di una vasta consultazione condotta dal ministero della Ricerca in collaborazione con quello dello Sviluppo Economico e che ha coinvolto dieci ministeri, Conferenza dei rettori,Confindustria, Dipartimento della protezione civile e tutti gli enti di ricerca vigilati dai ministeri.
La ricerca italiana si prepara così a voltare pagina. Con il nuovo Piano punta al rilancio e ad avviare grandi progetti nazionali all'insegna dell'innovazione. L'obiettivo è creare nuova occupazione, favorire la crescita dei ricercatori italiani e il trasferimento di tecnologie, brevetti e competenze.
E' anche l'inizio di quello che il ministro Carrozza ha definito un dialogo fra la ricerca italiana e quella europea all'insegna della trasparenza. Il Piano italiano si allinea infatti al più grande programma di ricerca europeo, Horizon 2020, che prevede un investimento di 80 miliardi nel periodo 2014-2020. I due programmi sono infatti ''sincronizzati'' nella scelta dei temi, nelle procedure e nei tempi, tanto che la durata del Piano italiano è stata estesa da tre a sette anni.
Quanto ai temi, ha detto Carrozza, ''abbiamo identificato undici sfide per la ricerca italiana nel prossimo futuro''. Sono, ha aggiunto, ''molto simili a quelle di Horizon 2020, ma declinate su priorità italiane''.
Progresso scientifico e culturale, salute e cambiamento demografico, bioeconomia ed energia sono le prime sfide, accanto a trasporti 'verdi' e studio del clima, innovazione, spazio e astronomia, sicurezza, tutela dei beni culturali e agenda digitale. ''Non si tratta più di distinguere fra ricerca applicata e ricerca di base'', ma di puntare a obiettivi
strategici. Sono almeno tre quelli cui punta il Piano: sviluppo e attrazione di capitale umano altamente qualificato, da inserire nel tessuto produttivo del Paese; identificazione di un numero limitato di importanti progetti tematici; promozione della capacità di innovare e di competere da parte del sistema delle imprese, in particolare delle piccole e piccolissime.
Adesso il Piano passa all'esame del Cipe ed entro 60 giorni dall'approvazione il ministero prevede di costituire deiComitati di Programma specifici per ciascuna linea di intervento.