Sono rimasto positivamente impressionato dalle opere esposte al Museo Madre di Napoli. Uno dei massimi artisti internazionali, Daniel Buren con “Axer / Désaxer. Lavoro in situ”, in cui il museo e la sua comunità si compenetrano l’uno nell’altro fino a confondersi. Mark Leckey con “DESIDERATA (in media res)”, prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana dedicata all’artista britannico. Marco Bagnoli e la sua “La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile” in cui inestricabilmente si articolano cultura alta e cultura popolare, fisicità e virtualità, copia e originale, singolo e collettività.
Uno straordinario patrimonio di immaginario contemporaneo che il Museo Madre custodisce ricordandoci quanto Napoli e la Campania abbiano nelle loro mani. L’arte, la cultura, il contemporaneo possono davvero essere le carte vincenti sia per lo sviluppo che per una crescita di sensibilità umana. L’obiettivo di queste opere d’arte, di questi musei, è anche questo: far crescere una sensibilità umana, far crescere un gusto per il bello che aiuta ad ingentilire i rapporti fra le persone.
Abbiamo un patrimonio immenso, ciò che manca è l’organizzazione. In futuro dovremo quindi ragionare in termini di sistema, immettendo questo patrimonio in un circuito turistico di livello internazionale.