10/01/2018 - Ci troviamo a venticinque metri di profondità, nel sottosuolo di piazza Cavour. In quel dedalo di cunicoli e cave di tufo, sfruttando le cisterna dell’acquedotto greco-romano, negli anni della Seconda Guerra Mondiale vide la…”luce” il uno dei più noti rifugio anti-aereo di tutta la città: un posto frequentato da migliaia e migliaia di napoletani. Un sito altamente suggestivo, in cui si condensano secoli di storia made in Partenope.
L’ingresso al Museo si trova a pochi passi dalla linea 2 della Metropolitana: un’anonima porticina, fronte strada, accoglie il visitatore proiettandolo, come per magia, in un viaggio a ritroso nel tempo. Una volta dentro, si percepisce ancora vivo il terrore che assalì i partenopei sotto i bombardamenti.
“Il ricovero antiaereo” è rimasto, infatti, quello degli anni ’40: ovunque tracce di vita e oggetti di uso comune come tazzine, isolatori di ceramica, bottiglie di vetro, scritte sui muri, tracciate con il carboncino, in cui riecheggiano vecchi slogan politici e dipinti raffiguranti scene di guerra. Ma non c’è solo questo.
Nel museo sotterraneo è stata realizzata una vera e propria opera di riambientazione ricca di cimeli e testimonianze dell’epoca, che il pubblico può ammirare nelle ampie sale del complesso di piazza Cavour; tutti reperti di scavo, magari privi di valore artistico, ma intensamente impregnati di quel fascino che solo la storia è in grado di infondere agli oggetti.